18 ago 2016 18:40

LA GUIDA ALL'ELUSIONE FISCALE DI TIM COOK – IL CAPO DELLA APPLE, ICONA BUONISTA, È L'ARCHITETTO DI UNA DELLE PIÙ GRANDI SOTTRAZIONI DI RICCHEZZA DELLA STORIA: ''TENIAMO CENTINAIA DI MILIARDI ALL'ESTERO PERCHÉ CI PAGHIAMO ZERO TASSE. SE TORNASSERO IN AMERICA, PAGHEREMMO IL 40%, UNA ALIQUOTA INGIUSTA. NON È CHE PIÙ PAGHI PIÙ SEI PATRIOTTICO''

Jena McGregor per ''The Washington Post'' Traduzione Fabio Galimberti per ''la Repubblica''

Sopra un elegante tavolino da caffè bianco, nell’ufficio al quarto piano di Tim Cook, sotto i poster incorniciati di Robert Kennedy, Martin Luther King e Jackie Robinson, è poggiato un iPhone 6s ancora imballato. L’amministratore delegato della Apple, 55 anni, sceglie le parole con cura, prendendosi lunghe pause e parlando con un lieve accento dell’Alabama. Nel suo primo giorno da amministratore delegato ha inviato un messaggio ai dipendenti che diceva: «Voglio che abbiate fiducia che la Apple non cambierà». Cinque anni dopo, dev’essere cambiata per forza.

tim cook

Quali caratteristiche della Apple sono immutabili, dal suo punto di vista?

«Il Dna dell’azienda è rimasto quello di cui parlavo in quel messaggio. La stella polare è sempre la stessa, cioè fabbricare prodotti di qualità straordinaria, che per certi aspetti cambiano realmente il mondo, arricchiscono la vita delle persone. Insomma, la nostra ragion d’essere non è cambiata. Altre cose cambiano. Ma questo è il filo che tiene tutti insieme».

tim cook 3

E che cosa è cambiato?

«Le cose più ovvie sono che abbiamo un numero di dipendenti maggiore. Che l’azienda è quattro volte più grande [per ricavi rispetto al 2010]. Abbiamo ampliato la gamma degli iPhone: questa è stata una decisione chiave, e secondo me azzeccata. Abbiamo lanciato l’Apple Watch, che ci ha permesso di entrare nel settore benessere e salute». tim cook e steve jobs tim cook e steve jobs Qui sul tavolo c’è il miliardesimo iPhone venduto. Una cosa che è cambiata è che nel 2011 circa il 44 per cento del fatturato dell’azienda veniva dall’iPhone: ora la percentuale si avvicina ai due terzi. Che futuro ha la Apple se una parte così grande dei suoi affari è legata all’IPhone e a un settore che sta rallentando? «Questo è un privilegio, non un problema. Quali altri prodotti conoscete in cui il rapporto con le persone, per un oggetto di elettronica di consumo, sarà di uno a uno nel lungo periodo? Non credo che ne esistano altri».

tim cook e steve jobs

Che significa?

«Le vendite di personal computer a livello mondiale in questo momento sono intorno ai 275 milioni di unità. È un dato in calo. Il mercato mondiale degli smartphone è di 1,4 miliardi di esemplari. Col tempo, sono convinto che ogni abitante del pianeta avrà uno smartphone. Potrà volerci un po’, e non tutti avranno degli iPhone. Ma è il più grande mercato del pianeta nel settore dell’elettronica di consumo. tim cook tim cook Pensiamo ai televisori: le famiglie hanno un televisore e alcune famiglie sono abbastanza fortunate da averne più di uno. Ma se andiamo a guardare tutti i tivù che ci sono al mondo il rapporto non è di uno a uno, e non sarà mai di uno a uno. Guardiamo le tecnologie chiave alla base degli smartphone oggi e quelle che saranno predominanti negli smartphone del futuro, come l’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale renderà questo prodotto ancora più essenziale per le persone, diventerà un assistente ancora migliore di quello che è oggi. Oggi non esci di casa senza lo smartphone, domani probabilmente sarai connesso allo smartphone. Il livello di performance è destinato a crescere enormemente. E non c’è nulla che lo sostituirà, né a breve né a medio termine».

tim cook

Dunque a quelli che chiedono quale sarà la prossima grande categoria rivoluzionaria della Apple (che ha da parte qualcosa come 231,5 miliardi di dollari di liquidità), lei sta dicendo che non c’è niente come lo smartphone?

 «La tecnologia è uno di quei settori in cui ogni settimana esce un nuovo oggetto luccicante che la gente corre a comprare. I netbook, per esempio: da quello che scrivevano tutti sembrava che i fossero una cosa incredibile, tutti ci chiedevano “Perché non ne fate uno anche voi?”. Stesso discorso per i palmari. Ricordate cosa è successo con i palmari? Hanno avuto un boom e poi sono precipitati. Sono stati come l’hula hoop. Il settore della tecnologia è pieno di esempi del genere. Non voglio che qualcuno creda a questa storia de “i tempi d’oro sono passati”».

jim cramer tim cook mad money

È quello che dicono alcuni analisti: come sosterrebbe la tesi che la Apple è ancora un’azienda con prospettive di crescita a lungo termine?

«Nella gamma di prodotti che offriamo oggi abbiamo i servizi [iCloud, App Store, Apple Pay e simili] che negli ultimi dodici mesi sono cresciuti di circa 4 miliardi di dollari, superando i 23 miliardi di fatturato. Il prossimo anno ci hanno detto che questo comparto raggiungerà le dimensioni di un’azienda del Fortune 100. Che altro? L’iPad. L’iPad Pro. Nell’ultimo trimestre abbiamo visto che circa la metà delle persone che comprano un iPad lo usano per lavoro. Abbiamo un’opportunità enorme nel mercato delle imprese. tim cook apple watch tim cook apple watch L’anno scorso abbiamo fatto 25 miliardi di dollari o giù di lì in questo mercato a livello mondiale. Stiamo lavorando con Cisco perché loro sono eccezionali con l’infrastruttura di Rete. Stiamo lavorando con Ibm, che ha scritto tutta una serie di applicazioni. E poi, naturalmente, i mercati. In Cina siamo andati piuttosto bene. L’India cresce in fretta. Per i prodotti, beh, di quello non parliamo di proposito, però potete immaginare. Fate un passo indietro e pensate: che cos’è che Apple è bravissima a fare? La Apple è l’unica azienda in grado di prendere hardware, software e servizi e integrarli in un’esperienza che lascia il cliente a bocca aperta. Prendete questo e applicatelo ai mercati in cui oggi non siamo presenti. Non c’è una limitazione per cui possiamo farlo solo nel campo degli smartphone, o in quello dei tablet, o in quello dei Mac, o in quello degli orologi».

tim cook apple watch

Lei ha preso il posto di una delle icone dell’imprenditoria.

Che sensazione si prova a venire dopo Steve Jobs? «Per me Steve non è sostituibile. Da nessuno. [Abbassa la voce] Era un esemplare unico. Non ho mai pensato che fosse questo il mio ruolo. Se avessi provato a fare una cosa del genere sarebbe stato un percorso minato. Quando ho cominciato a fare l’amministratore delegato pensavo che Steve sarebbe rimasto con noi ancora a lungo. Doveva fare il presidente, lavorare un po’ meno una volta che la sua salute fosse migliorata. Insomma, ho iniziato il mio incarico contemplando solo questa possibilità, e poi, qualche settimana dopo, sei settimane dopo…».

TIM COOK APPLE GAY PRIDE

È successo in fretta.

«Molto in fretta. Il giorno in cui è morto è stato il peggiore di sempre. Io… mi ero davvero convinto, lo so che può sembra strano a questo punto, ma mi ero convinto che ce l’avrebbe fatta a rimettersi in salute, perché ce l’aveva sempre fatta».

A chi ha pensato quando ha deciso di scrivere quell’editoriale in cui ha dichiarato pubblicamente la sua omosessualità?

«Pensavo ai ragazzi. Ricevevo messaggi da ragazzi che sapevano che ero gay, o davano per scontato che lo fossi per via di qualcosa che avevano letto sul web. Ed erano ragazzi che soffrivano molto. Alcuni erano stati cacciati dalla famiglia, pensavano che non sarebbero mai riusciti a fare nulla nella vita, non riuscivano a fare nulla. Guardavano il dibattito nazionale su questo argomento e si sentivano isolati e depressi. E ho pensato che dovevo fare qualcosa. Ho pensato che se fossi riuscito ad aiutare anche una sola persona ne sarebbe valsa la pena. Non è una cosa che ho deciso così, all’improvviso. Probabilmente era da un anno che ragionavo su cosa dire, come dirlo. Volevo farlo su una pubblicazione economica. È il mondo che conosco, è quello che sono. C’è stato un mucchio di lavoro dietro a quell’articolo. Sono andato a trovare delle persone. Ho parlato a lungo – molte volte – con Anderson Cooper, perché mi sembrava che avesse gestito il suo annuncio con grande classe».

TIM COOK APPLE GAY PRIDE

Lei ha detto che la privacy fa parte dei valori della Apple. Quanto parte di vissuto personale c’è in questo? Lei è noto per essere una persona molto riservata. È cresciuto come omosessuale in uno Stato di destra. Quella prima fase della sua vita ha avuto un impatto sul modo in cui guida la Apple e sulle posizioni pubbliche che ha assunto riguardo alla riservatezza?

ginni rometty capo di ibm e tim cook capo di apple ginni rometty capo di ibm e tim cook capo di apple «L’infanzia, il modo in cui sei stato educato, sicuramente influenzano sempre, per tutta la vita, le cose che impari e il tuo punto di vista. Ma per quanto riguarda la privacy non penso che le due cose siano collegate. Qui c’è in ballo qualcosa di più generale. La riservatezza, dal mio punto di vista, è una libertà civile su cui i Padri Fondatori hanno ragionato tanto tempo fa, giungendo alla conclusione che era un elemento essenziale di quello che significa essere un americano. Più o meno al livello della libertà di espressione e della libertà di stampa, se vogliamo. L’altra cosa riguarda l’enorme quantità di dati che girano là fuori, nei posti più vari. Temo che la gente non si renda veramente conto di che genere di cose ci sono in giro su di loro. Sono queste due cose che hanno pesato, non il fatto di essere cresciuto nel Sud».

ginni rometty capo di ibm e tim cook capo di apple

Guardando indietro, ci sono errori che ha commesso e da cui ha tratto insegnamento?

«Maps è stato un errore. Oggi abbiamo un prodotto di cui siamo orgogliosi. Ma abbiamo avuto l’onestà di ammettere con noi stessi che non era il nostro lavoro più riuscito, e il coraggio di scegliere un altro modo per farlo. Questo è importante. È il solo modo attraverso cui un’organizzazione può imparare».

TIM COOK ALLA D11 CONFERENCE

La sua prima audizione di fronte al Congresso degli Stati Uniti era incentrata sulle tasse pagate dalla Apple. E state attendendo una decisione dell’Unione europea che stabilirà se dovete pagare miliardi di dollari in tasse arretrate; inoltre siamo in un anno elettorale e la riforma dell’imposizione sulle imprese è un importante tema di discussione. La campagna dei due candidati vi dà qualche speranza che possa esserci prossimamente una riforma della tassazione aziendale?

«Credo che sia nell’interesse degli Stati Uniti fare una riforma della tassazione aziendale, a prescindere da quale partito conquisterà la Casa Bianca. Perché le regole vigenti dicono che aziende internazionali come noi e molte altre possono tenersi gli utili che realizzano all’estero finché restano all’estero, e poi, quando li riportano qui, diventano imponibili. Secondo me ogni dollaro dovrebbe essere tassato immediatamente, senza rinvii. Ma come conseguenza di ciò dovrebbe esserci libertà di movimento dei capitali. tim cook di apple testimonia davanti alla commissione del senato USA tim cook di apple testimonia davanti alla commissione del senato USA Se un sistema del genere venisse applicato, ci sarebbero più investimenti verso gli Stati Uniti. Siamo l’unico Paese importante al mondo ad avere un sistema del genere. Non è un bene per gli Stati Uniti, non è un bene per l’economia, non è un bene per l’occupazione, non è un bene per gli investimenti. Penso peraltro che ci sia un consenso ampio all’interno di entrambi i partiti in questo senso. C’è diversità di vedute sul modo migliore per correggere il problema, ma credo che tutti siano d’accordo che il sistema attuale non funziona. Perciò sono ottimista, penso che nel 2017 una riforma della tassazione aziendale ci sarà. Gli Stati Uniti hanno bisogno di investire di più in infrastrutture, quindi starebbe stupendo se si prendessero gli introiti fiscali di una riforma della tassazione aziendale e si investissero in infrastrutture, strade, ponti, aeroporti».

tim cook di apple testimonia davanti alla commissione del senato USA

Che cosa dice in risposta ai commenti del premio Nobel Joseph Stiglitz sul canale televisivo Bloomberg che ha definito una «frode» il fatto che la Apple dichiari i propri utili in Irlanda?

«Non li avevo sentiti. Ma se qualcuno ha detto una cosa del genere non sa di cosa parla. Ora le spiego che cosa succede con le nostre tasse internazionali. Il denaro in Irlanda a cui si riferisce è probabilmente denaro che è soggetto alla tassazione americana. La legislazione fiscale al momento dice che possiamo tenerlo in Irlanda o riportarlo indietro. E nel momento in cui lo riportassimo indietro, ci pagheremmo sopra il 35 per cento di tasse federali e una media ponderata delle tasse degli Stati in cui siamo presenti, che è circa il 5 per cento, quindi diciamo il 40 per cento. Abbiamo detto che al 40 per cento di aliquota non intendiamo riportarlo indietro, perché è un’aliquota iniqua. Su questo non c’è discussione. È legale o non è legale farlo? È legale farlo. È la legislazione fiscale vigente. Non è questione di essere o non essere patriottici. Non è che più paghi più sei patriottico. Noi diciamo che ci sta bene di pagare di più su quel denaro, perché al momento non ci stiamo pagando sopra nulla e lo lasciamo laggiù. Ma come tante, tante altre aziende aspettiamo che quei soldi possano tornare indietro.

TIM COOK FA VISITA ALLA FABBRICA FOXCONN IN CINA

Contestualmente, è il caso di andare a guardare quello che paghiamo. La nostra aliquota marginale, la percentuale effettiva di tasse che paghiamo sui nostri introiti, è di oltre il 30 per cento. Siamo il maggiore contribuente di tutti gli Stati Uniti. Non siamo gente che elude le tasse: paghiamo quello che ci spetta e anche di più. Quelle grandi scappatoie legali di cui altri parlano noi non le abbiamo. L’unico genere di credito di imposta di cui usufruiamo è quello per la ricerca e sviluppo, che è accessibile a tutte le aziende degli Stati Uniti. Questa è una cosa importante da sapere. La seconda cosa che voglio sottolineare è che abbiamo soldi in altri Paesi perché i due terzi del nostro business sono in altri Paesi».

TIM COOK CON LI KEQIANG IN CINA

Vi sentite presi di mira dall’Unione europea?

 «Non hanno ancora preso la decisione, e non so che cosa decideranno. Spero che sarà una decisione equa, altrimenti, naturalmente, faremo appello. È importante che tutti capiscano che la tesi dell’Unione europea è che l’Irlanda ci ha offerto un accordo speciale. L’Irlanda lo nega. La struttura che abbiamo era applicabile a tutti, non era una cosa fatta appositamente per la Apple. Era la loro legge. E la controversia di fondo alla base di tutto questo è che in realtà non stanno dicendo che la Apple dovrebbe pagare più tasse. Stanno discutendo sul soggetto a cui andrebbero pagate queste tasse, e c’è un tira e molla fra Paesi per stabilire come distribuire i profitti. La normativa fiscale dice che il posto in cui crei valore è il posto in cui vieni tassato. E dal momento che sviluppiamo prodotti principalmente negli Stati Uniti, le tasse spettano agli Stati Uniti».

TIM COOK

Passiamo a parlare del futuro della Apple. Nell’ultima teleconferenza lei ha fatto alcune affermazioni sull’intelligenza artificiale che hanno suscitato molta attenzione. La Apple punta a rimettersi in pari con gli sforzi di aziende come Facebook, Google e Amazon su questo versante?

«Mi permetta di obiettare: la sua domanda sembra sottintendere che siamo indietro. Guardiamo bene come stanno le cose. È dal 2011 che abbiamo lanciato Siri, e Siri vi accompagna tutto il tempo. E a molte persone piace avere un assistente che le segue costantemente, al lavoro, a casa, nel tempo libero, al campo di calcio. Non dovete pensare alle cose da fare solo quando siete in cucina. E le capacità Siri sono incredibili. Diventa sempre più bravo a capire le cose senza dover memorizzare modi specifici per dirle. La capacità di predizione di Siri sta crescendo notevolmente. Con l’intelligenza artificiale ci siamo concentrati su cose che possono essere utili al consumatore. E a giugno abbiamo annunciato che apriremo Siri a terzi, quindi ora anche gli sviluppatori esterni potranno usarlo. Per fare un esempio semplice, qualunque applicazione per servizio taxi usiate, Uber o Lyft negli Stati Uniti, potreste semplicemente ordinare l’auto a voce. Gli sviluppatori esterni adesso stanno scrivendo montagne di queste applicazioni, che saranno messe a disposizione del pubblico in autunno. Insomma, stiamo allargando enormemente Siri. Ma ci sono altre cose: per esempio, se state scrivendo una mail, Siri è diventato molto più abile a indovinare la prossima parola o frase che userete. Io è già un po’ che uso questa funzione, e vi consiglio caldamente di farlo. Poi la capacità di riconoscere le facce nelle foto e metterle nell’equivalente moderno di un album fotografico… questo è un prodotto che abbiamo chiamato Memories. È incredibile, è una cosa che ti tocca al cuore, con le foto di famiglia e degli amici.  Le cose semplici, per esempio quando vai in macchina all’aeroporto: io è un po’ che non lo faccio più, ma quando lo facevo mi dimenticavo sempre dove avevo messo la macchina. Io mi limito a fare una foto del cartello sul muro. Ma non avrà bisogno di fare neanche più quello, perché Siri si ricorda dove ha parcheggiato. Cose del genere cambiano davvero la vita alle persone, e noi facciamo tutto questo proteggendo la vostra riservatezza. Invece di trasmettere tutte le informazioni al cloud, dove manteniamo tutto, ne facciamo moltissime sul dispositivo stesso. Così avete il controllo dei vostri dati».

Tim Cook, la foto di Jobs alle spalle

Questa corsa all’intelligenza artificiale non le suscita timori, per quanto riguarda la privacy?

«No. Penso che persone di talento riusciranno a inventare modi eccezionali per usare l’intelligenza artificiale senza violare la privacy. C’è una nuova tecnologia chiamata privacy differenziale, che va a guardare le grandi banche dati per prevedere i comportamenti e le richieste degli utenti, ma senza andare a guardare l’individuo esatto, cosa che potrebbe violare la privacy. Ci sono alcune cose che stiamo studiando: per esempio, se compri delle canzoni è ragionevole aspettarsi che noi sappiamo quali canzoni compri, perché le compri da noi. E usiamo queste informazioni, con i sistemi di apprendimento artificiale, per consigliarti altre canzoni che ti potrebbero piacere».

tim cook alla presentazione dell'apple watch e3bee14

E che cosa mi dice della realtà aumentata o virtuale?

«Penso che la realtà aumentata sia molto interessante, che sia una sorta di tecnologia chiave. Sì, è una cosa su cui stiamo lavorando molto dietro le quinte [ Ride]».

Prima ha detto che è diventato molto più difficile tenere le cose segrete. Sono uscite molte notizie sul progetto di un’automobile Apple, se ne parla talmente tanto che sembra un segreto di Pulcinella… «[ Ride] Non posso rispondere a una domanda su qualcosa che non abbiamo annunciato…».

 

 

Ringrazio Il direttore di Dagospia,

il collega Roberto D'Agostino, l'ho brutalmente plaggiato ma solo perche mi è enormemente simpatico e da molti anni  lo aprezzo per la sua opera di informazione alternativa…

questo pezzo è Brutalmente tratto da >> 

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/guida-all-elusione-fiscale-tim-cook-capo-apple-icona-130610.htm

Similar Posts
Latest Posts from elusione-fiscale.com