antirazismo

Dopo Lingua fantasma. Elogio letterario di Anders Breivik uscito nel 2014, Liberilibri torna a pubblicare un altro testo di Richard Millet: L’antirazzismo come terrore letterario, a cura di Renato Cristin.

Millet, romanziere e saggista, è uno dei più autorevoli scrittori contemporanei di Francia ed è, come scrive egli stesso, “il più nauseabondo degli scrittori francesi”, “un puro oggetto di odio.” In questo pamphlet denuncia l’attuale antirazzismo dominante come nuova ideologia internazionale, che pretende di imporre una visione del mondo che demolisca le identità dei popoli, in particolare europei, per sostituirle con una non-identità globale.

Un’ideologia sostenuta dai gruppi di potere dominanti, tra cui la sinistra mondiale, che agisce in maniera subdola ma anche con azioni eclatanti. Una dittatura che perseguita chiunque tenti di ribellarsi, come Millet, vittima eccellente di un meccanismo perverso, colpito dall’accusa di razzismo, forma intimidatoria che mira a imbavagliare la letteratura e paralizzare la libertà d’espressione.

Ma la replica dello scrittore è chiara: l’antirazzismo è diventato un terrore letterario, lo strumento per ridurre al silenzio chiunque osi esprimersi in senso contrario ai paradigmi del politicamente corretto. L’antirazzismo è la riattualizzazione teologico-nevrotica di quel disastro spirituale e culturale chiamato Maggio ’68, è una manifestazione isterica e al tempo stesso fredda dell’odio degli altri.

Renato Cristin, curatore dell’edizione italiana, nella bella e corposa introduzione definisce questo scritto “la testimonianza di un perseguitato, la risposta accorata ma lucida di un romanziere messo all’indice dalla più potente e più invisibile delle organizzazioni”. Millet, nota Cristin, è stato definito “razzista in quanto vede la metamorfosi e non l’accetta, perché è stata decisa a tavolino, perché è contraria al bene comune degli europei e non è necessaria allo sviluppo storico del continente.” Emarginato perché contesta “questo dogma del Nuovo Ordine mondiale: l’Umanità come ultimo destino politico nella sua indifferenziazione razziale, etnica, religiosa e sessuale”, egli combatte in totale solitudine la sua battaglia contro il rischio “che, per cecità o ideologia, l’identità dell’Europa precipiti in un abisso che non riuscirà a risalire.” Perché, sottolinea Cristin, “l’attuale disagio europeo verso gli stranieri viene strumentalmente bollato come razzismo, ma esso ha altre cause e altri obiettivi, che dovrebbero essere studiati senza pregiudizi prima di essere ideologicamente condannati.”

Secondo Millet, “l’accusa di razzismo è oggi la pallottola destinata alla nuca di chi ha a cuore la verità… Dire la verità è un atto insurrezionale: non sarei scrittore, se mentissi o mi tacessi.”

Richard Millet (Viam, Francia, 1953). Tra le sue numerose opere ricordiamo: Le sentiment de la langue (1986); La gloire des Pythre (1995); L’Accent impur (2001); Dévorations (2006); La confession né­ga­tive (2009); L’Enfer du roman (2010); La fiancée libanaise (2011); Esthétique de l’ari­dité (2012); Arguments d’un désespoir contemporain (2013); Chrétiens jusqu’à la mort(2014); Solitude du témoin (2015); Tuer (2015); Le sommeil des objets (2016).

Renato Cristin è professore di Ermeneutica filosofica all’Università di Trieste, è stato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino e direttore scientifico della Fondazione Liberal. Tra le sue pubblicazioni: Apologia dell’ego. Per una fenomenologia dell’identità (2011); Memento Gulag (a cura), (2006); La rinascita dell’Europa. Husserl, la civiltà europea e il destino dell’Occidente (2001); Fenomeno storia. Fenomenologia e storicità in Husserl e Dilthey (1999); Europa al plurale (con S. Fontana), (1997); Heidegger e Leibniz. Il sentiero e la ragione (1990).

Richard Millet, L’antirazzismo come terrore letterario, a cura di Renato Cristin, collana Oche del Campidoglio, euro 15.00, ORDINALO ALLA LIBRERIA DEL PONTE

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